Il Dipartimento Suono Pubblico in pochi paragrafi
Intro
Sono più di dieci anni che faccio esperimenti utilizzando le possibilità che l’informatica offre per esprimere la propria creatività musicale. Anni in cui ho attraversato fasi di grande entusiasmo, ma anche periodi di scoramento: le ragioni per continuare hanno però sempre prevalso sulla tentazione di smettere e di dedicarmi ad altro.
Il motivo di questa ostinazione risiede nella passione per la musica, che mi accompagna da sempre e che spero continui a farlo ancora a lungo. Ho ascoltato tantissimo, cercando di tenere sempre le orecchie ben aperte, pur avendo inevitabilmente coltivato passioni maniacali ed esclusive (Hendrix, i Grateful Dead, i Genesis, gli Smiths, i Depeche Mode, Moby, i Massive Attack ecc.).
Prima di dedicarmi alla “composizione” solitaria con strumenti elettronici ho suonato, e continuo a farlo tuttora, insieme ad amici come me appassionati di musica; in alcune rare occasioni sono anche arrivato ad esibirmi su di un palco dietro alla batteria (il mio strumento analogico). Sono state bellissime esperienze di condivisione, vissute con quelli che in gran parte sono ancora i miei più cari amici, ma non credo di essermi mai sentito veramente all’altezza sul piano strettamente musicale.
Sono più di dieci anni che faccio esperimenti utilizzando le possibilità che l’informatica offre per esprimere la propria creatività musicale. Anni in cui ho attraversato fasi di grande entusiasmo, ma anche periodi di scoramento: le ragioni per continuare hanno però sempre prevalso sulla tentazione di smettere e di dedicarmi ad altro.
Il motivo di questa ostinazione risiede nella passione per la musica, che mi accompagna da sempre e che spero continui a farlo ancora a lungo. Ho ascoltato tantissimo, cercando di tenere sempre le orecchie ben aperte, pur avendo inevitabilmente coltivato passioni maniacali ed esclusive (Hendrix, i Grateful Dead, i Genesis, gli Smiths, i Depeche Mode, Moby, i Massive Attack ecc.).
Prima di dedicarmi alla “composizione” solitaria con strumenti elettronici ho suonato, e continuo a farlo tuttora, insieme ad amici come me appassionati di musica; in alcune rare occasioni sono anche arrivato ad esibirmi su di un palco dietro alla batteria (il mio strumento analogico). Sono state bellissime esperienze di condivisione, vissute con quelli che in gran parte sono ancora i miei più cari amici, ma non credo di essermi mai sentito veramente all’altezza sul piano strettamente musicale.
Con l’elettronica ho scoperto una dimensione diversa, più riflessiva, svincolata dai tempi stretti delle prove in una sala affittata per due ore alla settimana. E le ore che ho passato davanti al PC in questi dieci anni non provo neanche a contarle: molte le ho spese nel tentativo di creare, ma tante altre le ho passate studiando, seguendo tutorial e corsi online (ce ne sono di bellissimi su Coursera, Kadenze ecc.). Per quante siano state, le ore, so per certo che non sono ancora abbastanza: non sono soddifatto dei miei risultati creativi e le cose che ho ancora da imparare sono infinitamente di più di quelle che posso dire di conoscere.
Il nome
Dipartimento Suono Pubblico è il nome che mi è stato suggerito da un collega, abilissimo inventore di etichette linguistiche, che mi ha subito folgorato per la perfetta aderenza a quanto avevo in mente. Contiene tutti gli elementi ideali importanti per il mio percorso.
Il “suono”, che è l’aspetto per me fondante il discorso musicale: prima ancora della melodia o del ritmo, di un brano ricordo un particolare timbro distintivo. Se non ci fosse "quel" suono, quel brano non mi si sarebbe mai scolpito nella memoria. A questa convinzione sono arrivato proprio facendo musica, rendendomi conto che molti miei brani sono nati intorno a un timbro particolare, che ha saputo innescare il processo di costruzione da cui è poi nato un intero pezzo.
“Pubblico”: non ho mai pensato alla musica come a una proprietà da difendere (mi rendo conto che si tratti di un lusso che posso permettermi non essendo un professionista che deve vivere della sua creatività). Come tutti quelli che hanno iniziato ad ascoltare musica in un’epoca analogica, ho vissuto il passaggio al digitale e alla rete come un salto evolutivo rivoluzionario e liberatorio. L’orizzonte dei possibili ascolti è diventato illimitato: quindi mi è sembrato inevitabile restituire almeno una parte infinitesima di quanto ho ricevuto, consentendo a chiunque di ascoltare, scaricare e usare liberamente la mia musica. Da qui la scelta di utilizzare la licenza Creative Commons (BY-ND) per distribuirla. Ho scelto anche di permetterne l’uso commerciale, per azzardo, convinto che nessuno avrebbe mai pagato per comprare un mio brano… e invece è successo: alcuni miei pezzi sono stati acquistati per sonorizzare video e programmi televisivi.
“Dipartimento”: in questo caso il termine, con la sua assonanza burocratica, ha un significato ironico e demitizzante. Vuole spogliare il mio fare musica da qualsiasi aura “artistica”, alludendo ad una dimensione routinaria, da ufficio pubblico… in realtà non è mai stato così e non perché sia eternamente divorato dal fuoco creativo ma semplicemente perché non sono arrivato al punto di essere tanto padrone della "tecnica" da poter fare musica con la sicurezza un po' annoiata con cui si compila l'ennesima scartoffia d'ufficio.
Insomma, Dipartimento Suono Pubblico è l’etichetta perfetta per le mie produzioni musicali ed è quella che ho sempre usato, cercando di lasciare da parte la mia identità personale, non per pudore, ma perché sono convinto che il valore del mio lavoro, se c'è, non debba essere "inquinato" da elementi soggettivi.
La fortuna
Sin da quando ho iniziato a fare musica con il PC ho cercato di capire quale fosse il valore delle mie creazioni. Pur non avendo mai, nemmeno per un attimo, pensato di aver realizzato dei capolavori, mi interessa però capire come la mia musica suoni ad orecchie diverse dalle mie. Anche per questo ho scelto sin dall'inizio di affidare le mie creazioni al mare della rete e di pubblicarle su Jamendo (poi anche su Soundcloud), sperando che qualcuno le ascoltasse. In effetti, soprattutto nei primi anni, in diversi hanno ascoltato e anche commentato i miei album. Le recensioni di persone mai viste né sentite hanno rappresentato per me un enorme incoraggiamento: di fatto ho scoperto di avere un pubblico, sicuramente esiguo ma attento. Riporto qui sotto quanto ha scritto su Jamendo @Ivan1984 a proposito dell'album Emotional Ratio:
Amethyst has a nice positive start, and remains quite bright in feel. The melody fits in a quite classical structure, though it seems to overpower the track a touch. However, the intonation is good enough to be able to live with it. It might well have been part of the expressiveness itself. The next track, First Notes, is a well constructed, optimistic piece, that manages to encourage a little reflection on the future. The clarity is good, and refreshing, with nice balance and pace. Coarse isn't what I was expecting to hear. In fact, it is quite the mildest track so far. I was wondering if it was going to be something like Noise Unit, but it is much more subtle. I can see where it fits in, but like so many tacit expressions, easily overlooked. Actually a very nicely done track, which seems to have been well thought out. Unashamedly Retro makes its stance obvious, and upon listening, I think fair enough. Without history, where would we be today. Going over the same things time and time again? Anyway, the track does have a retro feel to it, and again is quite mild but as it is retro, not as progressively enjoyable as Coarse. The listening is wrapped up with Subsequent Processing. Again, quite a slow pace, though with a reasonable filling. Overall, pretty good stuff, though I have faith that DSP can step out a bit further with some longer strides. I believe the potential is here.
Già così mi sarei accontentato, ma la fortuna ha deciso di voler strafare e un giorno del 2012, cercando il Dipartimento sui motori di ricerca, ho scoperto che la mia musica era stata utilizzata per sonorizzare diverse puntate di una trasmissione (Elektrischer Reporter) andata in onda sul canale televisivo tedesco ZDFinfo. L'ho scoperto per caso e se non avessi cercato forse non l'avrei mai saputo, perché la licenza Creative Commons, che è stata rispettata dai produttori della trasmissione, non prescrive di comunicare all'autore l'utilizzo della sua opera, ma solo di indicare la paternità e di rispettare le condizioni d'uso stabilite. Ovviamente la cosa mi ha fatto un gran piacere, ma ha anche suscitato non pochi interrogativi a cui non ho saputo trovare risposte convincenti.
Il nome
Dipartimento Suono Pubblico è il nome che mi è stato suggerito da un collega, abilissimo inventore di etichette linguistiche, che mi ha subito folgorato per la perfetta aderenza a quanto avevo in mente. Contiene tutti gli elementi ideali importanti per il mio percorso.
Il “suono”, che è l’aspetto per me fondante il discorso musicale: prima ancora della melodia o del ritmo, di un brano ricordo un particolare timbro distintivo. Se non ci fosse "quel" suono, quel brano non mi si sarebbe mai scolpito nella memoria. A questa convinzione sono arrivato proprio facendo musica, rendendomi conto che molti miei brani sono nati intorno a un timbro particolare, che ha saputo innescare il processo di costruzione da cui è poi nato un intero pezzo.
“Pubblico”: non ho mai pensato alla musica come a una proprietà da difendere (mi rendo conto che si tratti di un lusso che posso permettermi non essendo un professionista che deve vivere della sua creatività). Come tutti quelli che hanno iniziato ad ascoltare musica in un’epoca analogica, ho vissuto il passaggio al digitale e alla rete come un salto evolutivo rivoluzionario e liberatorio. L’orizzonte dei possibili ascolti è diventato illimitato: quindi mi è sembrato inevitabile restituire almeno una parte infinitesima di quanto ho ricevuto, consentendo a chiunque di ascoltare, scaricare e usare liberamente la mia musica. Da qui la scelta di utilizzare la licenza Creative Commons (BY-ND) per distribuirla. Ho scelto anche di permetterne l’uso commerciale, per azzardo, convinto che nessuno avrebbe mai pagato per comprare un mio brano… e invece è successo: alcuni miei pezzi sono stati acquistati per sonorizzare video e programmi televisivi.
“Dipartimento”: in questo caso il termine, con la sua assonanza burocratica, ha un significato ironico e demitizzante. Vuole spogliare il mio fare musica da qualsiasi aura “artistica”, alludendo ad una dimensione routinaria, da ufficio pubblico… in realtà non è mai stato così e non perché sia eternamente divorato dal fuoco creativo ma semplicemente perché non sono arrivato al punto di essere tanto padrone della "tecnica" da poter fare musica con la sicurezza un po' annoiata con cui si compila l'ennesima scartoffia d'ufficio.
Insomma, Dipartimento Suono Pubblico è l’etichetta perfetta per le mie produzioni musicali ed è quella che ho sempre usato, cercando di lasciare da parte la mia identità personale, non per pudore, ma perché sono convinto che il valore del mio lavoro, se c'è, non debba essere "inquinato" da elementi soggettivi.
La fortuna
Sin da quando ho iniziato a fare musica con il PC ho cercato di capire quale fosse il valore delle mie creazioni. Pur non avendo mai, nemmeno per un attimo, pensato di aver realizzato dei capolavori, mi interessa però capire come la mia musica suoni ad orecchie diverse dalle mie. Anche per questo ho scelto sin dall'inizio di affidare le mie creazioni al mare della rete e di pubblicarle su Jamendo (poi anche su Soundcloud), sperando che qualcuno le ascoltasse. In effetti, soprattutto nei primi anni, in diversi hanno ascoltato e anche commentato i miei album. Le recensioni di persone mai viste né sentite hanno rappresentato per me un enorme incoraggiamento: di fatto ho scoperto di avere un pubblico, sicuramente esiguo ma attento. Riporto qui sotto quanto ha scritto su Jamendo @Ivan1984 a proposito dell'album Emotional Ratio:
Amethyst has a nice positive start, and remains quite bright in feel. The melody fits in a quite classical structure, though it seems to overpower the track a touch. However, the intonation is good enough to be able to live with it. It might well have been part of the expressiveness itself. The next track, First Notes, is a well constructed, optimistic piece, that manages to encourage a little reflection on the future. The clarity is good, and refreshing, with nice balance and pace. Coarse isn't what I was expecting to hear. In fact, it is quite the mildest track so far. I was wondering if it was going to be something like Noise Unit, but it is much more subtle. I can see where it fits in, but like so many tacit expressions, easily overlooked. Actually a very nicely done track, which seems to have been well thought out. Unashamedly Retro makes its stance obvious, and upon listening, I think fair enough. Without history, where would we be today. Going over the same things time and time again? Anyway, the track does have a retro feel to it, and again is quite mild but as it is retro, not as progressively enjoyable as Coarse. The listening is wrapped up with Subsequent Processing. Again, quite a slow pace, though with a reasonable filling. Overall, pretty good stuff, though I have faith that DSP can step out a bit further with some longer strides. I believe the potential is here.
Già così mi sarei accontentato, ma la fortuna ha deciso di voler strafare e un giorno del 2012, cercando il Dipartimento sui motori di ricerca, ho scoperto che la mia musica era stata utilizzata per sonorizzare diverse puntate di una trasmissione (Elektrischer Reporter) andata in onda sul canale televisivo tedesco ZDFinfo. L'ho scoperto per caso e se non avessi cercato forse non l'avrei mai saputo, perché la licenza Creative Commons, che è stata rispettata dai produttori della trasmissione, non prescrive di comunicare all'autore l'utilizzo della sua opera, ma solo di indicare la paternità e di rispettare le condizioni d'uso stabilite. Ovviamente la cosa mi ha fatto un gran piacere, ma ha anche suscitato non pochi interrogativi a cui non ho saputo trovare risposte convincenti.
Basti pensare a quanti milioni di brani siano disponibili sulle stesse piattaforme su cui ho pubblicato i miei per sorprendersi del fatto che un produttore televisivo tedesco abbia scelto proprio quelli del Dipartimento Suono Pubblico per il suo programma, il tutto senza alcuna promozione né particolare cura nella scelta dei metadati e dei titoli, con una grafica autoprodotta e un mastering rozzo e assolutamente casalingo. Sono tutte questioni che se avessi tempo e costanza meriterebbero di essere approfondite. Tutto sommato però mi piace di più fare musica che occuparmi di marketing (rimane sempre vero che posso permettermi queste disattenzioni perché non sono un professionista).
Comunque, nonostante la mia svagatezza promozionale, alcuni miei brani sono stati anche acquistati tramite il canale commerciale di Jamendo, quasi tutti all'estero (Russia, Germania) per produzioni televisive o per DVD; uno lo ha anche comprato Emergency per un suo bellissimo video ("Storia di una pallottola", con voce narrante di Valerio Mastandrea - l'ho linkato dalla pagina dei video) e un po' mi è spiaciuto, perché se avessero preso contatto direttamente con me sarei stato ben contento di concederlo gratuitamente. Per tranquillizzare il fisco, chiarisco che dalle mie "vendite" non ho incassato nulla, perché non ho ancora raggiunto la soglia minima per poter esigere da Jamendo il pagamento (Jamendo, invece, la sua quota l'ha già incassata direttamente dagli acquirenti).
Alcuni brani, poi, li ho barattati con lo splendido olio d'oliva prodotto dalla mia amica Betty nella sua azienda Le due Benedette: lei ha usato la mia musica per un video promozionale (anche questo alla pagina video), io ho usato il suo olio extravergine biologico per condire e cucinare... è stato bellissimo scambiare i frutti della propria creatività con reciproca soddisfazione e senza ricorrere al denaro.
In termini di ascolti, niente ha funzionato meglio di Stereomood, una web radio purtroppo ormai scomparsa. Per qualche anno ha trasmesso musica organizzando "canali" basati su mood e situazioni (esattamente quello che ora fa Spotify): il bello era che nelle loro selezioni di brani e di artisti noti c'era spazio per proporre anche la musica di chi noto non era, che veniva accettata senza difficoltà. Visto che il livello della programmazione era eccellente per l'accuratezza con cui venevivano costruite le playlist, la radio era molto ascoltata mentre era poco nota la possibilità di proporre musica propria, per cui c'era pochissima concorrenza fra i debuttanti. Inoltre, la sequenza dei brani proposti all'ascoltatore veniva montata in modo veramente random, così i miei pezzi venivano mischiati con quelli dei miei eroi musicali (devo riconoscere che faceva un certo effetto finire fra Brian Eno e Moby, quasi si fosse sullo stesso piano). Di fatto gli artisti noti funzionavano da traino per i perfetti sconosciuti come il Dipartimento Suono Pubblico. Grazie a Stereomood ho totalizzato decine di migliaia di ascolti e anche parecchi apprezzamenti da ascoltatori sparsi ovunque nel web.
Purtroppo la radio ha chiuso nel 2016, ma nel 2014 sono ancora riuscito a incontrare un paio di componenti della redazione agli MTV Digital Days e a ringraziarli per il grandissimo favore che allora stavano facendo alla mia musica.
Comunque, nonostante la mia svagatezza promozionale, alcuni miei brani sono stati anche acquistati tramite il canale commerciale di Jamendo, quasi tutti all'estero (Russia, Germania) per produzioni televisive o per DVD; uno lo ha anche comprato Emergency per un suo bellissimo video ("Storia di una pallottola", con voce narrante di Valerio Mastandrea - l'ho linkato dalla pagina dei video) e un po' mi è spiaciuto, perché se avessero preso contatto direttamente con me sarei stato ben contento di concederlo gratuitamente. Per tranquillizzare il fisco, chiarisco che dalle mie "vendite" non ho incassato nulla, perché non ho ancora raggiunto la soglia minima per poter esigere da Jamendo il pagamento (Jamendo, invece, la sua quota l'ha già incassata direttamente dagli acquirenti).
Alcuni brani, poi, li ho barattati con lo splendido olio d'oliva prodotto dalla mia amica Betty nella sua azienda Le due Benedette: lei ha usato la mia musica per un video promozionale (anche questo alla pagina video), io ho usato il suo olio extravergine biologico per condire e cucinare... è stato bellissimo scambiare i frutti della propria creatività con reciproca soddisfazione e senza ricorrere al denaro.
In termini di ascolti, niente ha funzionato meglio di Stereomood, una web radio purtroppo ormai scomparsa. Per qualche anno ha trasmesso musica organizzando "canali" basati su mood e situazioni (esattamente quello che ora fa Spotify): il bello era che nelle loro selezioni di brani e di artisti noti c'era spazio per proporre anche la musica di chi noto non era, che veniva accettata senza difficoltà. Visto che il livello della programmazione era eccellente per l'accuratezza con cui venevivano costruite le playlist, la radio era molto ascoltata mentre era poco nota la possibilità di proporre musica propria, per cui c'era pochissima concorrenza fra i debuttanti. Inoltre, la sequenza dei brani proposti all'ascoltatore veniva montata in modo veramente random, così i miei pezzi venivano mischiati con quelli dei miei eroi musicali (devo riconoscere che faceva un certo effetto finire fra Brian Eno e Moby, quasi si fosse sullo stesso piano). Di fatto gli artisti noti funzionavano da traino per i perfetti sconosciuti come il Dipartimento Suono Pubblico. Grazie a Stereomood ho totalizzato decine di migliaia di ascolti e anche parecchi apprezzamenti da ascoltatori sparsi ovunque nel web.
Purtroppo la radio ha chiuso nel 2016, ma nel 2014 sono ancora riuscito a incontrare un paio di componenti della redazione agli MTV Digital Days e a ringraziarli per il grandissimo favore che allora stavano facendo alla mia musica.
Fra quanti hanno scelto la mia musica per i propri video mi fa particolarmente piacere ricordare il fotografo (nonché amico ed ex collega) Michele Vacchiano, che sul suo canale YouTube ha pubblicato decine di tutorial dedicati agli aspetti teorici, tecnici ed estetici dell'arte fotografica. Il suo progetto di condivisione della conoscenza (e la sua è decisamente enciclopedica) è del tutto coerente con il mio punto di vista "politico" sul fare musica e sono felicissimo di poter contribuire con i miei brani alla sua opera di divulgazione.
Per un certo periodo la mia musica è stata anche molto usata da crosswind un videomaker svizzero appassionato di plane spotting (ovvero di riprese video di aerei in manova e di varie operazioni aeroportuali). In questo caso ho trovato la cosa oltre che soddisfacente sul piano "professionale" anche divertente, vista la mia fobia per gli aerei che solo di recente ho superato (io non volavo, ma la mia musica sì!).
Il sogno di una cosa (da toccare)
Nel 2016 ho deciso di fare un regalo a me stesso e a un po' di amici realizzando il mio primo e per ora unico CD fisico, con copertina e supporto stampati professionalmente. Si tratta della mia undicesima raccolta di brani (11 in totale), realizzati fra il 2015 e il 2016. Vista la staordinarietà dell'iniziativa, invece di fare da me anche la grafica dell'album, come sempre in precedenza, ho pensato di coinvolgere Max Cambellotti, amico di sempre e bravissimo pittore/illustratore, per la realizzazione dell'immagine di copertina: gli ho chiesto di ascoltare gli undici pezzi e, se qualcosa fosse scattato, di creare un'immagine a suo piacere. La cosa ha funzionato e il quadro che ne è venuto fuori ha a sua volta ispirato il titolo dell'album, Memories From The Future.
L'album si può ovviamente ascoltare e scaricare da Jamendo ma l'averne anche realizzata una versione fisica ha aggiunto, almeno per me, un po' di aura alla musica che contiene. Forse ho solo voluto alimentare, in modo autoreferenziale, me ne rendo conto, il feticismo che per anni mi ha spinto a passare ore nei negozi di dischi, alle fiere del disco, a spulciare scaffali e cassetti di amici e conoscenti nella speranza di poter mettere finalmente le mani su uno dei miei tanti oggetti del desiderio di maniaco della musica... insomma poter tenere in mano un mio disco, poterlo toccare mi ha regalato un brivido in più... che poi è una delle ragioni per cui continuo a provarci, la speranza di riuscire a fare qualcosa che sappia emozionarmi riascoltandola.